Rischi e pericoli dei social network
Uno studio del 2019 ha evidenziato le abitudini degli utenti Internet. È emerso che circa 4,4 miliardi di persone al mondo usano abitualmente il Web; tra di loro ben 3,5 miliardi utilizzano i social network, ossia quasi la metà della popolazione mondiale.
In Italia la situazione è ancora più estrema: quasi 55 milioni di persone, il che significa più di 9 italiani su 10, usano Internet, mentre sono circa 35 milioni gli utenti dei social network. Un altro dato interessante è il tempo passato online: in media, più di 6 ore al giorno, di cui poco meno di 2 sui social.
Tutto questo tempo passato su Internet non è ovviamente privo di conseguenze: alcune sono senz’altro positive, come l’avere sempre a portata di mano informazioni e notizie, ma non bisogna sottovalutare quelle negative. In particolare, i social network nascondono dei pericoli di cui è necessario essere consapevoli.
1. Privacy e trattamento dei dati
È noto come i social network raccolgano i dati personali degli utenti per utilizzarli poi a scopi pubblicitari, direttamente o vendendoli ad altre aziende. Le informazioni che vengono raccolte sono molte: dati anagrafici, interessi, contatti, localizzazione, abitudini di navigazione, ecc. Ci sono però diversi modi per evitare che questo accada, o almeno per limitare quello che i social possono fare con i dati personali.
La soluzione più drastica, cioè quella di cancellarsi completamente dai social, permette anche di proteggersi da eventuali furti di dati, che vengono spesso eseguiti da hacker sfruttando una vulnerabilità della piattaforma. Se si decide comunque di utilizzare i social network, un’altra possibile soluzione è quella di utilizzare una VPN, che permette di ridurre al minimo le informazioni personali raccolte dai social. Con la Threat Protection Pro di NordVPN, ad esempio, è possibile bloccare i cookie di tracciamento, impedendo così ai social di raccogliere informazioni personali non necessarie.
Fortunatamente, nell’Unione Europea ci sono delle leggi molto stringenti in materia di privacy, che possono aiutare gli utenti a gestire al meglio la loro presenza sui social. Il GDPR, entrato in vigore nel 2018, stabilisce che l’utente deve avere pieno controllo delle proprie informazioni personali, e i social devono chiedere un’autorizzazione specifica a seconda dell’uso che vogliono farne. Ad esempio, quando ci si iscrive a una piattaforma social, è possibile esprimere il proprio consenso al trattamento dei dati per la fornitura diretta del servizio, ma negarlo per scopi pubblicitari.
È quindi molto importante leggere sempre con attenzione le varie informative sulla privacy fornite dalle piattaforme social, e assicurarsi di avere sempre chiare le condizioni che si accettano. Va anche ricordato che, nel caso le proprie informazioni vengano utilizzate per scopi non autorizzati, ci si può rivolgere all’autorità garante per la protezione dei dati personali, che si occuperà di prendere i provvedimenti necessari.
2. Dipendenza
Un altro aspetto che può essere molto problematico, soprattutto nei più giovani, è quello della dipendenza da social.
Questi sintomi sono molto simili a quelli tipici dell’abuso di sostanze stupefacenti, come mal di testa, tachicardia, confusione, perdita di memoria. È stato anche osservato come un’improvvisa riduzione dell’uso dei social porti a problemi di astinenza, chiamata in questo caso nomofobia o sindrome da disconnessione, che si manifesta con momenti di ansia e panico.
Se usati per conoscere nuove persone, i social possono arrivare addirittura a essere pericolosi per l’incolumità di chi li utilizza: episodi di gelosia sfociati in violenza domestica o incontri al buio con esiti poco felici sono all’ordine del giorno.
Far fronte a queste problematiche non è semplice: chi ne è già affetto dovrebbe rivolgersi a uno specialista, anche se l’arma migliore rimane la prevenzione. L’unica vera soluzione è infatti quella di ridurre il tempo passato sui social, e diminuire l’importanza che gli si da. Ci sono app il cui principale scopo è quello di aiutare l’utente nella disintossicazione e che quindi consentono l’uso dei social solo per un tempo prestabilito; se invece si vuole optare per la scelta più drastica, si possono sempre eliminare totalmente i propri account.
3. Furto d’identità
Un rischio di cui non si parla spesso è quello del furto di identità, che viene facilitato da un uso inconsapevole dei social network. Se non si presta attenzione, le informazioni personali che vengono caricate su una piattaforma social possono essere facilmente rubate da un malintenzionato, che le potrà poi usare per creare un finto profilo su un altro social network. Usando foto e dati anagrafici, quindi, potrà eseguire truffe ai danni di parenti e amici, ma anche commettere crimini più gravi, la cui colpa ricadrebbe poi sull’utente originale.
Per combattere questo fenomeno, alcuni social richiedono all’atto di iscrizione di fornire prove della propria identità: anche questo è però un potenziale rischio, perché si tratterebbe di caricare sulla piattaforma una copia di un proprio documento di riconoscimento. In alternativa, la soluzione migliore è quella di non condividere mai troppe informazioni personali: si può usare un soprannome invece del nome di battesimo, una data di nascita diversa dalla propria, o un’altra città di provenienza.
4. Cyberbullismo
Il cyberbullismo è un’estensione del bullismo classico, che colpisce soprattutto i più giovani. La differenza più grande è che quello online non concede tregua. Se un ragazzino vittima di bullismo a scuola può trovare rifugio tra le mura di casa, non avrà modo di difendersi dagli abusi sui social, che possono arrivare in qualsiasi momento. Inoltre, su Internet non si è protetti dagli insegnanti o dai compagni, e i cyberbulli possono nascondersi dietro un profilo anonimo.
Questo è un problema non semplice da risolvere e che va affrontato da diverse angolazioni. Oltre a denunciare gli episodi di abuso a genitori e insegnanti, è importante avere una buona educazione digitale per imparare quali sono gli strumenti utili a garantire la propria protezione. Ad esempio, si possono bloccare i profili dei cyberbulli, in modo da non poter essere più contattati, o persino segnalarli alle varie piattaforme social, che solitamente provvedono a disattivarli nei casi più gravi.
5. Immagine pubblica
Avere un profilo sui social significa rendere pubblica una parte della propria vita. Questo può però portare a conseguenze negative, a cui spesso non si fa caso.
Quando si risponde a un’offerta di lavoro, i responsabili delle assunzioni a volte chiedono di fornire, insieme al curriculum, anche i propri profili social. La loro decisione potrebbe quindi basarsi sui contenuti condivisi: immagini compromettenti, che mettono in risalto poca professionalità, o opinioni politiche estreme possono diventare il motivo della mancata assunzione.
Il rischio non è però limitato soltanto a un ipotetico nuovo lavoro, ma si estende anche alla posizione che già si ricopre. Ad esempio, pubblicare sui social un commento critico nei confronti dell’azienda per cui si lavoro, può portare a interventi disciplinari.
È quindi importante fare sempre molta attenzione a quello che si pubblica. Se proprio non si può fare a meno di avere un profilo social, è una buona idea creare gruppi separati per amici, familiari e colleghi, in modo da poter scegliere con precisione chi può vedere i contenuti condivisi.