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Studio NordVPN: l'uso dell'Intelligenza Artificiale e della biometria in Italia

NordVPN ha condotto un nuovo studio sull'utilizzo dei chatbot che usano l’intelligenza artificiale e del login biometrico in Italia e in altri tre paesi, Germania, Giappone e Brasile. L'adozione di tecnologie moderne, come scanner di impronte digitali, riconoscimento facciale, scanner di codici QR e chatbot basati su AI, rivela differenze significative legate a sesso, fascia d'età, livello di reddito e status professionale. Un'analisi approfondita dei dati evidenzia come questi fattori si influenzino reciprocamente, modellando i comportamenti e le abitudini di utilizzo.

4 feb 2025

16 min di lettura

Studio NordVPN: l’AI e la biometria in Italia

Con quale frequenza gli italiani utilizzano l'Intelligenza Artificiale e il login biometrico?

Tra i Paesi oggetto dello studio, gli Italiani risultano essere abbastanza avvezzi all’uso quotidiano della biometria e delle nuove tecnologie. Ne fa uso regolarmente (quotidianamente o settimanalmente) il 56% degli intervistati, con una predilezione per lo scanner di codici QR (48%) e quello per le impronte digitali (43%). 

Da un'analisi più approfondita emerge che, in quasi tutte le categorie esaminate, gli uomini integrano queste tecnologie nella vita quotidiana più frequentemente rispetto alle donne. La differenza è particolarmente evidente quando si tratta di scanner di impronte digitali: il 47% degli uomini li usa regolarmente (quotidianamente o settimanalmente), mentre solo il 39% delle donne lo fa. Le donne sono spesso più scettiche nei confronti delle tecnologie, come si evince dal minor utilizzo di scanner di codici QR (43% vs 52% degli uomini), riconoscimento facciale con il 33% contro il 24% delle donne e chatbot AI (32% di uomini contro il 19% di donne). 

Tuttavia, è interessante osservare che le differenze di genere nell'utilizzo quotidiano degli scanner oculari sono quasi inesistenti (13% uomini rispetto al 12% donne), suggerendo una minore diffusione e necessità percepita di questa tecnologia.

Generazioni a confronto nell’uso delle nuove tecnologie 

Sebbene non si debba mai generalizzare, spesso l’accesso alle tecnologie più recenti sono una questione anagrafica, l’appartenenza a una generazione piuttosto che a un’altra può influenzare in modo significativo le modalità di utilizzo che di quelle tecnologie viene fatto. Non sorprende che la Generazione Z (18-27 anni) e i Millennial (28-43 anni) si distinguano per un utilizzo significativamente più frequente di strumenti come scanner di impronte digitali e riconoscimento facciale rispetto alle generazioni più adulte. Ad esempio, il 73% della Generazione Z e il 67% dei Millennial utilizza regolarmente (almeno una volta a settimana) dispositivi biometrici, mentre solo il 38% dei Baby Boomer (60-78 anni) fa lo stesso. In particolare, il 48% della Generazione Z e il 52% dei Millennial utilizzano scanner per impronte digitali su base settimanale o quotidiana, e il 57% di entrambe le generazioni ricorre regolarmente ai codici QR. Per quanto riguarda il riconoscimento facciale, è usato quotidianamente dal 36% della Generazione Z e dal 31% dei Millennial. Inoltre, il 48% degli Zers e il 35% dei Millennial utilizzano chatbot AI almeno una volta a settimana.

L'adozione della tecnologia risulta, invece, significativamente più bassa tra la Generazione X (44-59 anni) e, in particolare, tra i Baby Boomer. Ad esempio, il 42% della Gen X e il 59% dei Baby Boomer dichiara di non utilizzare lo scanner di impronta digitale. Solo il 9% di questi ultimi usa quotidianamente il riconoscimento facciale, l’8% i chatbot AI e il 6% lo scanner per i codici QR. Questo evidenzia non solo la mancanza di familiarità e la percezione di scarsa utilità nella vita quotidiana, ma anche un diffuso scetticismo verso queste innovazioni, in particolare a causa di timori legati alla privacy. Il 20% dei Baby Boomer e il 19% della Gen X dichiarano di non essere favorevoli all'uso dei parametri biometrici al posto delle tradizionali password. Inoltre, il 17% degli intervistati più adulti afferma di non utilizzare queste tecnologie anche quando ne ha la possibilità.

Il reddito come fattore: accesso e uso della tecnologia

Anche il reddito gioca un ruolo fondamentale nella diffusione della tecnologia. Le persone con un reddito più elevato, infatti, tendono a utilizzare la tecnologia con maggiore frequenza, grazie a un miglior accesso a dispositivi moderni e a una maggiore propensione a investire in soluzioni tecnologiche avanzate. Ad esempio, il 64% di chi ha un reddito elevato utilizza regolarmente almeno un dispositivo biometrico, contro il 46% di chi ha un livello di reddito inferiore. 

Il divario diventa ancora più evidente quando si analizzano i dettagli: tra coloro che hanno un reddito elevato, il 50% utilizza settimanalmente lo scanner per le impronte digitali, mentre solo il 35% di chi ha un reddito inferiore lo fa. Una tendenza simile si riscontra nell'uso dei codici QR: il 60% delle persone con un reddito elevato li utilizza, rispetto al 36% di chi ha risorse più limitate. Stessa cosa per l’uso dell’AI, i chatbot vengono usati regolarmente (almeno una volta a settimana) dal 34% delle persone con reddito alto contro il 14% di quelli con un reddito più basso.

Questione di status: manager, professionisti e studenti sono grandi consumatori di tecnologia

Anche lo status professionale è un fattore determinante nell'adozione delle moderne tecnologie. Manager, professionisti e studenti sono i principali utilizzatori, poiché spesso hanno accesso a dispositivi e applicazioni avanzate nel loro ambiente lavorativo e di studio. Gli scanner di codici QR, i chatbot basati su AI e lo scanner di impronte digitali sono particolarmente diffusi, con un utilizzo settimanale rispettivamente del 62%, del 32% e del 49%. Gli scanner facciali, utilizzati almeno una volta al mese dal 40% di manager e professionisti, e gli scanner oculari, con un utilizzo del 25%, risultano abbastanza comuni all'interno di questo gruppo. 

Gli studenti presentano un comportamento d’uso simile a quello dei professionisti. I chatbot AI, che giocano spesso un ruolo nell'istruzione e nella ricerca, sono utilizzati settimanalmente dal 44% degli studenti. Anche altre tecnologie, come gli scanner facciali (33%), gli scanner oculari (15%) e gli scanner di impronte digitali (52%), sono relativamente diffuse tra gli studenti, suggerendo che l'accesso all'istruzione e alla tecnologia siano strettamente interconnessi.

Al contrario, le persone non occupate utilizzano queste tecnologie con molta meno frequenza, il che suggerisce una minore rilevanza nella loro quotidianità. 

Conclusioni: lavorare per una tecnologia più inclusiva

L'analisi rivela che l'adozione delle nuove tecnologie non può essere considerata in modo isolato, ma deve essere interpretata attraverso una lente che tenga conto di fattori interconnessi come genere, età, reddito e status professionale.

In generale, l'uso delle tecnologie moderne riflette le disuguaglianze sociali: uomini, giovani, persone con redditi più alti e professionisti ne sono i principali utilizzatori, mentre donne, generazioni più anziane e gruppi con redditi bassi tendono a essere più scettici, probabilmente a causa di una minore familiarità o di diverse priorità.

Per favorire una diffusione più equa delle nuove tecnologie, è fondamentale affrontare e superare barriere come i costi elevati, la scarsa familiarità con gli strumenti e le preoccupazioni legate alla privacy. Al contempo, diventa imprescindibile promuovere un'educazione tecnologica che permetta un utilizzo attento e consapevole, ma anche libero da pregiudizi. Solo attraverso questa combinazione di accessibilità e formazione si potrà garantire che ogni segmento della popolazione possa sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle tecnologie moderne.

Italiani e AI, usi e comportamenti

L'intelligenza artificiale (AI) è diventata una presenza sempre più radicata nella quotidianità, influenzando abitudini e decisioni in modi spesso sottili ma significativi. Tuttavia, l'approccio verso queste tecnologie, così come il loro utilizzo, varia profondamente in base a fattori come l'età, la professione e il bagaglio esperienziale individuale. Un'analisi dettagliata dei dati rivela come ciascun gruppo coinvolto nell’indagine interpreta e adotta l'AI, offrendo uno spaccato delle dinamiche sociali e culturali che ne modellano la diffusione.

Intelligenza artificiale tra curiosità e paura

L'atteggiamento degli italiani verso l'intelligenza artificiale riflette una complessa ambivalenza, tipica delle fasi iniziali di diffusione di una tecnologia emergente. Da un lato, il 27% della popolazione manifesta un interesse attivo nell'approfondire la comprensione dell'AI, evidenziando il desiderio di coglierne appieno le potenzialità. Questo dato non è solo un segnale di curiosità, ma anche un indice di una progressiva apertura culturale verso le opportunità trasformative offerte da questa innovazione. Rispetto al suo utilizzo, lo studio ci dice che il 31% degli italiani intervistati usa regolarmente (almeno una volta a settimana) i chatbot nel tempo libero, il 25% per il lavoro e il 29% usa l’AI generativa per creare immagini.

Dall'altro lato, tuttavia, gli italiani continuano a guardare all'AI con una certa diffidenza: il 28% degli intervistati esprime preoccupazione per il rapido avanzamento di questa tecnologia, mentre il 24% evita di condividere dati sensibili, ritenendo l'AI non completamente affidabile. Infine, il 16% si dichiara infastidito dall'uso dei chatbot basati su AI nei servizi di assistenza clienti, segnalando una discrepanza tra le aspettative degli utenti e le capacità attuali di queste tecnologie.

Questi timori, condivisi in misura analoga anche in paesi come Germania e Brasile, sembrano scaturire da una conoscenza ancora limitata del tema, dall'assenza di regolamentazioni chiare e da dilemmi etici. A ciò si aggiunge l'influenza di una narrazione spesso polarizzata, che insiste sul presunto "conflitto" tra uomo e macchina, contribuendo a radicare ulteriormente queste incertezze.

AI e fattori demografici

L'uso e la percezione dell'AI, simile a quanto osservato con la biometria, variano profondamente tra le diverse fasce d'età. I più giovani (18-24 anni) emergono come utenti particolarmente attivi: il 25% utilizza regolarmente i chatbot basati sull'AI, il 20% li impiega come strumento a supporto dello studio, e il 27% sfrutta l'intelligenza artificiale per la creazione di contenuti visivi, rivelando il crescente ruolo dell’AI nelle applicazioni creative. Di contro, le generazioni più mature (65-74 anni) manifestano una maggiore cautela: il 35% teme che lo sviluppo dell'AI proceda troppo rapidamente e non ripone piena fiducia in essa. 

É interessante notare come l’entusiasmo dei più giovani e l’iniziale diffidenza dei più anziani evidenzino sia il potenziale trasformativo dell’intelligenza artificiale che le sfide legate alla sua adozione in una società intergenerazionale, caratterizzata da differenze di approccio e comprensione.

AI tra i banchi di scuola

Nel nostro Paese, gli strumenti di AI sembrano aver conquistato totalmente il mondo scolastico e accademico. Gli studenti italiani, infatti, utilizzano intensamente le applicazioni di intelligenza artificiale: il 31% utilizza chatbot di AI per i compiti universitari o scolastici e il 30% lo usa regolarmente anche nel tempo libero. 

Anche i professionisti e i manager integrano sempre più l'AI nel loro lavoro quotidiano, dichiarando di avere familiarità anche con i possibili rischi legati alla tecnologia, il 15%, infatti, ritiene di essere in grado di riconoscere un deepfake.

Le persone disoccupate, invece, mostrano maggiore cautela e preoccupazione nei confronti dell'intelligenza artificiale: il 31% ammette di temere il rapido sviluppo di questa tecnologia. Tale timore potrebbe derivare da un senso di insicurezza, accentuato dalla percezione di vulnerabilità economica, o da un accesso limitato alle informazioni e alle opportunità per familiarizzare con l'AI.

Conclusioni: un rapporto complesso con l’AI

L'analisi rivela che l'atteggiamento e l'utilizzo dell'intelligenza artificiale in Italia sono influenzati da una combinazione di fattori demografici e professionali.  

  • Le generazioni più giovani si mostrano particolarmente aperte alla tecnologia, sperimentandone attivamente le potenzialità, soprattutto in ambiti creativi e pratici come la generazione di immagini e l'uso dei chatbot. 
  • Le generazioni più anziane e le persone disoccupate tendono a nutrire maggiori preoccupazioni, spesso legate a incertezza o scarsa familiarità con la tecnologia.  
  • Professionisti, manager e studenti dimostrano un approccio pragmatico, integrando l'AI nei loro processi per aumentarne l'efficienza e migliorare i risultati.  

Questa dinamica evidenzia una discrepanza significativa: da un lato, curiosità e adozione crescente tra i giovani e le categorie professionalmente attive; dall'altro, timori e reticenze nelle fasce più vulnerabili della popolazione. Superare queste barriere di conoscenza e accesso sarà essenziale per promuovere un'adozione più inclusiva e consapevole dell'AI nel nostro Paese.

Biometria in Italia: usi e comportamenti

Le tecnologie biometriche, come gli scanner delle impronte digitali, del volto o degli occhi, sono sempre più utilizzate come alternativa sicura alle password tradizionali. In Italia, tuttavia, persiste un marcato scetticismo verso queste soluzioni, una tendenza che ci colloca subito dopo la Germania, il Paese più critico nei confronti della biometria. Questo atteggiamento riflette dubbi e timori specifici, che variano tra i diversi gruppi della popolazione. Un'analisi approfondita esplora le preoccupazioni principali e le preferenze emergenti, fornendo una panoramica delle dinamiche culturali e sociali che influenzano l'adozione di questa tecnologia.

Italiani e biometria: non fidarsi è meglio

La riluttanza degli italiani verso le tecnologie biometriche emerge chiaramente da diverse dichiarazioni. Il 13% della popolazione evita deliberatamente la scansione delle impronte digitali, nonostante questa tecnologia sia ampiamente diffusa e semplice da utilizzare. Inoltre, il 18% respinge l'idea di sostituire le password tradizionali con sistemi di login biometrici, dimostrando un generale scetticismo nei confronti di queste soluzioni.  

Una delle ragioni principali di tale diffidenza è la mancanza di fiducia: l’11% non crede che le aziende siano in grado di proteggere adeguatamente i propri dati biometrici e il 18% condivide i propri dati biometrici solo con aziende considerate estremamente affidabili. A ciò si aggiunge il timore del 15% degli intervistati che i propri dati possano essere violati dagli hacker.

Infine, il 13% dichiara di non utilizzare affatto tecnologie biometriche, nonostante i propri dispositivi siano dotati di tali funzionalità.  

Questi dati evidenziano una duplice necessità, quella di migliorare la sicurezza, da una parte, e quella di affrontare le resistenze culturali e tecnologiche di una larga parte di utenti, dall’altro. 

Differenze di genere

Analizzando le differenze di genere nei comportamenti legati all'uso della biometria, emergono dati interessanti. Secondo l'analisi, il 21% degli uomini condivide i propri dati biometrici esclusivamente con aziende considerate estremamente affidabili, rispetto al 14% delle donne. Inoltre, mentre il 15% degli uomini dichiara di non apprezzare l'idea di sostituire le password con i login biometrici, questa percentuale sale al 20% tra le donne.

Questi dati suggeriscono che gli uomini potrebbero essere più inclini a utilizzare la biometria, purché siano soddisfatte condizioni di fiducia adeguate. Le donne, al contrario, mostrano un atteggiamento generalmente più cauto e reticente, sottolineando una maggiore attenzione alle implicazioni di sicurezza e privacy legate a questa tecnologia.

Zers vs Millennial: preferenze d'uso  

Millennial e Zers mostrano una marcata preferenza per gli scanner di impronte digitali per accedere alle app su mobile. Tra i sistemi di login biometrico il 15% della Gen Z e il 17% dei Millennial scelgono gli scanner del volto come sistema per accedere ai propri account social. Questa tendenza può essere attribuita alla diffusione degli scanner facciali integrati negli smartphone e al loro utilizzo quotidiano, percepito come rapido e conveniente.  

D'altra parte, gli Zers mostrano anche una preferenza verso gli scanner oculari, preferiti dal 13% degli intervistati contro l’8% dei Millennial. Questo dato suggerisce un interesse crescente verso tecnologie biometriche più avanzate, potenzialmente percepite come più sicure o innovative.  

Per entrambe le coorti generazionali è comunque importante mantenersi cauti nella condivisione dei propri parametri biometrici. Le generazioni più giovani sembrano essere quelle più consapevoli dei rischi legati a un uso improprio delle tecnologie.

Status professionale: cautela prima di tutto

Naturalmente, anche lo status professionale e le opportunità di accesso alla tecnologia influenzano l'atteggiamento nei confronti della biometria. Così il 31% di manager e professionisti è convinto che usare la biometria aumenti la sicurezza, mentre il 27% preferisce usare l’impronta digitale al posto delle password per accedere alle app sul proprio dispositivo mobile. Il 16% di loro, inoltre, utilizza gli scanner facciali per accedere ai propri canali di social media. Professionisti e manager restano comunque cauti quando si tratta di condividere i propri dati biometrici: il 18% li condivide solo con organizzazioni fidate. Ciò potrebbe essere dovuto a una maggiore sensibilità ai rischi per la privacy.

Anche gli studenti mostrano un alto livello di accettazione della biometria nelle applicazioni quotidiane. Il 30% di loro preferisce usare l’impronta digitale al posto delle password per accedere alle app sul proprio dispositivo mobile, mentre 15% utilizza gli scanner facciali per accedere ai propri canali di social media. 

Va sottolineato che il 17% di entrambe queste categorie (professionisti e studenti, soprattutto tra i più giovani) si dicono preoccupati che i criminali possano entrare in possesso dei loro dati biometrici.

Conclusioni: qual è il prezzo della praticità?

Lo scetticismo degli italiani nei confronti delle tecnologie biometriche è principalmente legato a preoccupazioni sulla protezione e sulla sicurezza dei dati. Tuttavia, emerge un quadro diversificato, con chiare differenze tra sesso, generazione e gruppi professionali.  

  • Gli uomini e coloro che ricoprono ruoli professionali specifici, come i manager, tendono a essere più propensi ad adottare la biometria, a condizione che la sicurezza dei dati sia garantita. 
  • Al contrario, le donne e le generazioni più anziane risultano complessivamente più riluttanti, probabilmente a causa di timori legati alla sicurezza e a una minore familiarità con queste tecnologie.  
  • Le generazioni più giovani, in particolare gli studenti universitari, sono forti utilizzatori delle tecnologie biometriche, soprattutto per applicazioni digitali quotidiane come i social media, dove la comodità e l'intuitività sono fattori chiave.  

L'adozione della biometria, in Italia e non solo, dipende in gran parte dalla fiducia degli utenti. Lo scetticismo, alimentato da timori sulla sicurezza dei dati e sul potenziale uso improprio da parte di malintenzionati, evidenzia la necessità di maggiore trasparenza e di solidi meccanismi di protezione per rassicurare un pubblico più vasto. 

Consigli di sicurezza per l'utilizzo di nuove tecnologie come i chatbot AI e il login biometrico

I nostri esperti hanno elaborato per tutti gli utenti, esperti o meno, alcuni semplici ma efficaci suggerimenti di sicurezza per l'utilizzo dei chatbot AI e dei sistemi di login biometrico.

Chatbot AI:

  • Non condividere mai dati sensibili come password, informazioni bancarie o numeri di carta di credito.
  • Utilizzare esclusivamente piattaforme affidabili e con una buona reputazione.
  • Mettere in discussione le risposte fornite e verificare le informazioni tramite fonti aggiuntive.
  • Leggere attentamente l'informativa sulla privacy della piattaforma per comprendere come vengono trattati i tuoi dati.
  • Evitare di utilizzare funzioni o servizi che non ti sembrano sicuri o trasparenti.

Accesso biometrico:

  • Utilizzare i dati biometrici solo su dispositivi sicuri, personali e protetti.
  • Integrare l'uso della biometria con un PIN o una password come strato di sicurezza aggiuntivo.
  • Assicurarsi che i dati biometrici siano memorizzati localmente sul dispositivo e non nel cloud, per ridurre i rischi di accessi non autorizzati.
  • Mantenere sempre aggiornati i dispositivi e il software per beneficiare degli ultimi miglioramenti in termini di sicurezza.
  • Informarsi su dove e come vengono elaborati i propri dati biometrici, garantendo la massima trasparenza.

Misure di sicurezze generali:

  • Utilizzare i propri dati personali con consapevolezza, evitando di esporli inutilmente.
  • Attivare misure di sicurezza aggiuntive, come l'autenticazione a due fattori, 
  • Se hai dubbi, non esitare a cercare alternative più sicure o più familiari.

Seguendo questi semplici consigli, potrai utilizzare le nuove tecnologie con maggiore tranquillità, minimizzando i rischi e ottimizzando la sicurezza dei tuoi dati.

Metodologia

Lo studio, commissionato da NordVPN e condotto da Cint, si è svolto tra il 18 e il 28 novembre 2024. Sono state intervistate 1.000 persone di età compresa tra i 18 e i 74 anni, provenienti da Germania, Giappone, Italia e Brasile. Per garantire un campione rappresentativo a livello nazionale degli utenti di internet, sono state stabilite delle quote in base a sesso, età e luogo di residenza degli intervistati.

La sicurezza online inizia con un semplice clic.

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Disponibile anche in: Deutsch,日本語,Português Brasileiro.


author Chiara 500x500 1 png

Chiara Ribaldo

Chiara è una copywriter convinta fermamente che ogni argomento a questo mondo possa trasformarsi in una straordinaria storia da raccontare e dalla quale imparare.